Storia militare della seconda guerra mondiale

Liddell Hart Basil H., "Storia militare della seconda guerra mondiale"
Publisher: Oscar storia | 1996 | ISBN 8804421517 | PDF | 957 pages | 5.5 MB

Dall'invasione della Polonia ai trionfi del terzo Reich, da Pearl Harbour a Stalingrado fino alla caduta di Berlino e alle bombe atomiche. Un saggio storico che ricostruisce la strategia e la tattica degli eserciti che si affrontarono nel più grande conflitto che l'umanità abbia mai conosciuto.
Nel 39° capitolo della sua Storia militare della seconda Guerra Mondiale, Liddell Hart condanna l'utilizzo della bomba atomica come inutile e barbaro, e dimostra come e perché il Giappone si sarebbe arreso comunque entro poche settimane, senza che fosse necessario invaderlo o bombardarlo, a causa della pressoché totale distruzione della sua flotta mercantile. Così come nel 28° capitolo si scaglia contro la decisione alleata di bombardare Cassino, che oltre a distruggere uno dei più grandi patrimoni culturali dell'umanità, permise alle truppe del feldmaresciallo Kesselring di usarne le rovine come formidabile avamposto. Ma la sua conclusione più importante è nei capitoli 1, 2 e nella parte nona (cap. 40): secondo Liddell Hart, il Regno Unito e la Francia, con la politica dell'Appeasement, culminata negli accordi di Monaco, spalancarono le porte dell'Europa alle barbarie del Nazismo. A livello più strettamente militare per Liddell Hart la dissoluzione della Cecoslovacchia privò gli alleati occidentali di 35 preziose divisioni, oltre a fornire ad Hitler un poderoso arsenale bellico. Inoltre, secondo l'autore, il passo fatale che mise la Germania nazista in una condizione di vantaggio strategico sugli alleati occidentali fu la rioccupazione della Renania. Alcuni capitoli del libro vengono spesi a smentire il falso mito secondo cui l'attacco tedesco alla Francia era irresistibile: Liddel Hart dimostra che le forze armate francesi erano superiori per numero e armamenti (specie in fatto di artiglieria pesante e carri armati), ma erano guidate da comandi poco risoluti ed agivano secondo tattiche e strategie "statiche" ed ormai antiquate, mentre le forze tedesche, orientate ad una marcata mobilità, erano guidate sul campo da comandanti estremamente energici come Heinz Guderian e Erwin Rommel, ed agivano secondo l'eccellente piano operativo (denominato Sichelschnitt, "colpo di falce") preparato da Erich von Manstein.

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